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Borges scrisse di Chesterton che “qualcosa nella creta del suo io inclinava all’incubo, qualcosa di segreto, e cieco e centrale”. In questi trentadue racconti – quasi tutti editi per la prima volta in Italia – incontriamo un Chesterton nascosto, narratore del fantastico in molte diverse sfumature, dalla fiaba lontana nel passato alla fantascienza sociale, fino alle inquietudini dell’onirico e del surreale.
Borges scrisse di Chesterton che “qualcosa nella creta del suo io inclinava all’incubo, qualcosa di segreto, e cieco e centrale”. In questi trentadue racconti – quasi tutti editi per la prima volta in Italia – incontriamo un Chesterton nascosto, narratore del fantastico in molte diverse sfumature, dalla fiaba lontana nel passato alla fantascienza sociale, fino alle inquietudini dell’onirico e del surreale. L’inchiostro di queste pagine disegna voli nella notte, distopie sottomarine, una creatura morta che continua a vivere… Ma l’autore sa che l’incubo più grande non si trova nei mostri dell’immaginazione, ma nella natura stessa dell’uomo e del mondo, nella nostra capacità di vedere la realtà, o d’ignorarla terribilmente: perché un prato è fatto di dita e il sole è qualcosa d’inquietante e alieno, sotto il quale viviamo le nostre esistenze ma che non possiamo mai guardare.
Gilbert Keith Chesterton (1874-1936) è stato un giornalista e scrittore inglese, tra i protagonisti della scena intellettuale del suo tempo. Letterato straordinariamente fecondo e versatile, fu autore di un centinaio di libri fra romanzi, racconti gialli, saggi, raccolte poetiche e opere teatrali. Famoso per il suo stile arguto e aforistico, ricco di paradossi, nel suo lavoro non abbandonò mai la riflessione filosofica e religiosa, che lo portò infine, nel 1922, a convertirsi al cattolicesimo.
Informazioni aggiuntive
Codice ISBN | 9788878017672 |
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N° pagine | 214 |
Anno di pubblicazione | 2020 |
Traduzione di | Giulio Mainardi |
Edoardo M. Rizzoli – satisfiction.eu, 28 febbraio 2022
“Gilbert Chesterton. Luce diurna e incubo”
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Paolo Pegoraro, Jesus, febbraio 2021
“Una spada di legno contro i draghi”
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Paolo Pegoraro, Jesus, febbraio 2021
“Morale della favola”
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In the Moon
FinzioniL’uomo è mai stato sulla luna? Con maggiore fantasia e molto prima dell’allunaggio americano, il grande scrittore di fantascienza H.G. Wells aveva immaginato una luna abitata e alquanto trafficata. Così la trovano lo squattrinato uomo d’affari Bedford e il signor Cavor, un eccentrico inventore, i primi a riuscire nell’incredibile impresa di raggiungere il satellite terrestre. Un satellite la cui atmosfera congela durante la notte per tornare allo stato gassosodi giorno, dove la crescita delle piante è rapidissima, ma soprattutto abitato dai Seleniti, strani esseri senzienti che vivono nel sottosuolo. E proprio l’incontro con gli abitanti lunari dà vita a un seguito di equivoci, incomprensioni, scontri e inseguimenti al termine dei quali soltanto Bedford troverà la via del ritorno. Ma Cavor, fatto prigioniero, riuscirà a comunicare con i Seleniti e a mettersi in contatto con la terra…

Antidecalogo
FinzioniLa grande tradizione italiana del racconto rivive in queste dieci storie esemplari. Dieci come i comandamenti dell’Antico Testamento. Ma qui la prospettiva è rovesciata, perché ogni racconto narra della violazione di uno dei comandamenti. La ricca tavolozza cui ricorre l’autore varia dal realistico al surreale, dal fantastico al comico.

Il libro dei gatti immaginari
FinzioniQuesto omaggio ai felini ci viene da ben 25 autori italiani diversi, con storie espressamente richieste e scritte appositamente per l’iniziativa, e tutti, ovviamente, gattofili. Narrazioni, le loro, in cui il gatto è il reale protagonista, palese o segreto, non solo, ma anche efficace e positivo, indipendentemente dalla sua sorte personale.

Pastorale del terrore
Finzioni“Pensavo al suono che avevo sentito diffondersi dalle profondità della cava, alle strane impronte nel fango, e adesso arrivava questa prova definitiva e assoluta su un mostro inimmaginabile, qualcosa di totalmente non terreno e spaventoso, che s’annidava nel cavo della montagna.”