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Uno dei simboli più evidenti della romanizzazione consiste nella realizzazione, le cui tracce sono ancora in parte visibili, di infrastrutture legate alla distribuzione delle acque pubbliche: in particolare sono sopravvissuti i resti di grandiosi acquedotti e quelli, altrettanto mirabili, di molti edifici termali. Le infrastrutture idrauliche non solamente servivano per l’approvvigionamento delle fontane da cui scaturiva acqua potabile per l’uso dei cittadini e della rete di derivazioni private, ma rifornivano in gran quantità bagni pubblici, ninfei e terme, elementi considerati imprescindibili in ogni città romana, dalla Britannia all’Africa, dall’Hispania all’Asia.
Uno dei simboli più evidenti della romanizzazione consiste nella realizzazione, le cui tracce sono ancora in parte visibili, di infrastrutture legate alla distribuzione delle acque pubbliche: in particolare sono sopravvissuti i resti di grandiosi acquedotti e quelli, altrettanto mirabili, di molti edifici termali. Le infrastrutture idrauliche non solamente servivano per l’approvvigionamento delle fontane da cui scaturiva acqua potabile per l’uso dei cittadini e della rete di derivazioni private, ma rifornivano in gran quantità bagni pubblici, ninfei e terme, elementi considerati imprescindibili in ogni città romana, dalla Britannia all’Africa, dall’Hispania all’Asia. Scopo della presente ricerca è stato quello di verificare se e quali forme di mutamenti abbiano interessato la gestione degli acquedotti pubblici nel Tardo Antico, a partire dal principio del IV secolo fino al VI secolo d.C., dal punto di vista dell’organizzazione amministrativa, della lotta contro gli abusi totali o parziali, dell’impegno atto a contrastare il degrado delle strutture e a garantire la loro manutenzione costante, delle tipologie di pene comminate in caso di trasgressione delle norme stabilite e del rapporto, sempre difficile e controverso, tra pubblico e privato.
Paola Biavaschi è professore associato di Diritto Romano e dell’Antichità presso l’Università degli Studi dell’Insubria. Tra le sue pubblicazioni, le monografie “Ricerche sul precarium” e “Caesari familiarissimus. Ricerche su Aulo Ofilio e il diritto successorio tra Repubblica e Principato”.
Informazioni aggiuntive
Codice ISBN | 9788878016156 |
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N° pagine | 322 |
Anno di pubblicazione | 2018 |

Alle radici della lingua e della cultura giuridica occidentale
RadicesL’interesse eccezionale delle Institutiones di Gaio è giustifi cato da diverse ragioni; tra le principali si possono citare l’enigma concernente la figura dell’autore, la straordinaria preservazione del testo pressoché integrale dell’opera di un giurista dell’epoca classica (caso praticamente unico), le circostanze del ritrovamento del palinsesto.

Leonida di taranto, un funambolo della parola
Radices“La fama di Leonida è legata al conio di neologismi: molti sono veri hapax, altri vengono messi da lui in circolazione e saranno ripresi da scrittori coevi e futuri che lo considerano un maestro da seguire e imitare. Se non sempre, a causa delle criticità testuali e a causa della perdita di gran parte del patrimonio letterario, si può essere realmente certi della definizione di neoconio, è comunque vero che l’inventiva del tarantino è fervida e rivela dimestichezza linguistica, erudizione e vivacità e ci permette di considerarlo un autentico funambolo della parola.”

Norme e prassi
Radices“L’analisi delle clausole degli atti negoziali ravennati dei secoli V-VII ha messo in luce un tecnicismo giuridico non comune, frutto della competenza dei tabellioni ravennati, diffi cilmente uguagliata in altre realtà tardoantiche. Il forensis non costruisce solo un solido atto, pressoché inoppugnabile ed opponibile ai terzi, a tutela della Chiesa di Ravenna, ma appare pienamente informato anche della gestione del patrimonio fondiario della stessa, nel cui complicato meccanismo inserisce consapevolmente quell’atto.