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“L’ascolto è di due tipi. Alcuni ascoltano le parole e ne traggono un ammonimento. Uomini simili ascoltano solamente in maniera discriminatoria e con il cuore presente. Altri, invece, ascoltano le melodie, che sono nutrimento dello spirito: quando lo spirito ottiene il suo nutrimento giunge alla sua stazione spirituale e abbandona il controllo del corpo, ed è allora che negli ascoltatori compaiono la commozione e l’agitazione.”
(Abū Bakr Muhammad al-Kālā-badhī, X secolo)
“Il samā‘ è purezza, gioia dell’anima, nutrimento dello spirito”
(attribuito a Sultan Walad, XIV secolo)
Il termine samā‘ significa letteralmente ascolto, audizione e, per esteso, concerto spirituale. Esso appare inizialmente in trattati composti in ambienti sufi verso la metà del X sec. d.C. nell’area di Baghdad: durante quei primissimi samā‘ si ascoltava innanzitutto la cantillazione del Corano, gradualmente affiancata da poesia di carattere amoroso/mistico alla quale poteva poi intrecciarsi il suono di strumenti musicali. Da questo ascolto potevano sorgere negli assorti partecipanti degli intensi stati interiori e degli irrefrenabili movimenti fisici. Poco a poco il samā‘ divenne una delle pratiche tipiche del tasawwuf (“sufismo”) e fiorirono svariati repertori e generi tra le molte confraternite sufi del vasto mondo islamico che giunsero sino al presente e che questo volume prende in esame in alcuni suoi casi specifici.
Giovanni De Zorzi insegna Etnomusicologia all’Università “Ca’ Foscari” di Venezia. Da decenni si interessa di musica d’arte e sufi dell’area ottomano-turca e centroasiatica. Alterna l’attività di musicista (flauto ney della tipologia ottomana come solista o con l’Ensemble Marâghî), la ricerca sul campo, la scrittura scientifica e la direzione artistica di vari programmi musicali. Tra le sue pubblicazioni si segnalano le monografie: Musiche di Turchia. Tradizioni e transiti tra Oriente e Occidente (2010), maqam. Percorsi tra le musiche d’arte in area mediorientale e centroasiatica (2019), Introduzione alle musiche del mondo islamico (2021). Tra le sue registrazioni si segnala il recente: Ensemble Marâghî, Sounds from the Saray. The Young Bobowski at the Ottoman Court in 17th Century (2021).
Informazioni aggiuntive
Codice ISBN | 9788878018426 |
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N° pagine | 282 |
Anno di pubblicazione | 2021 |

Islam, amore o odio?
Volti d’IslamQuesto libro si propone di appurare, attraverso un approccio razionale e imparziale, la presenza o meno di questo alto valore umano sia nel Testo Sacro,sia nella vita di Muhammad, nell’intento di sventare qualsiasi ingenua e irrazionale visione dell’Islam che rischia di far piombare il mondo arabo e quello musulmano in forme di violenza materiale, intellettuale, culturale e sociale e di fomentare tragici scontri di civiltà.

L’ascensione del profeta
Volti d’IslamI primi studiosi del sufismo si mossero con l’intento di tramandare l’insegnamento dei loro precedenti maestri – pratica che si è sviluppata dal X secolo in poi –, e tra questi nomi illustri c’è quello di Sulam . L’autore è storicamente riconosciuto tra i grandi teorici del sufismo: la sua attività, a cavallo fra X e XI secolo, gli ha fatto guadagnare il merito di aver riunito i trattati sufi fondamentali risalenti al V secolo.

È brezza divina
Volti d’IslamI sei racconti d’ispirazione sufiche che compongono questo libro sono l’espressione creativa dello studio dell’autore e dei lunghi anni trascorsi a Istanbul, città considerata da molti la capitale del sufismo.

I Naqshbandī
Volti d’IslamLa Naqshbandiyya è attualmente uno degli ordini sūfī più diffusi nel mondo islamico, soprattutto nella sua parte orientale. In Turchia, Siria, Iraq, India, Pakistan, Indonesia e nell’Asia Centrale la presenza dell’ordine ha sempre avuto effetti concreti su vari aspetti della vita sociale, sulla formazione delle élite politiche, sull’educazione e soprattutto sulla vita spirituale di migliaia e migliaia di uomini e donne. La storia dell’ordine inizia con la nascita dell’Islam e continua durante i secoli fino ai tempi attuali; un tempo veniva chiamata Tariqa-yi Khwajagan, “La Via degli antichi maestri”, ma acquisisce il suo nome caratteristico dopo il magistero del grande santo di Bukhara Khwaja Baha’uddin Naqshband (m. 1389), che dotò l’ordine di regole precise e di una identità più definita.