Spettri e fantasmi cinesi
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“Messer Chang decise di passare la notte sul ciglio della strada, con il servo. Stanco com’era, scivolò ben presto in un sonno di piombo. Dopo un bel po’, si svegliò. Vide allora un essere, simile a uno yaksha, alto più di tre metri, che aveva catturato il cavallo e lo divorava!”
“Aveva il corpo azzurro, la bocca aperta verso l’alto, gli occhi rotondi, il naso all’insù, le labbra a punta, i capelli rossi, gli speroni da pollo e gli zoccoli da cammello”. Il sinistro guazzabuglio appena descritto è uno yaksha, uno dei più comuni esseri subumani che gremivano le strade dell’antico impero cinese. Al contrario gli “esseri pelosi” hanno tratti più antropomorfi. Creature ottuse e servili, sono raramente pericolosi, ma il loro appetito sessuale li porta qualche volta a strafare. Nel mirabile repertorio di mostri che abitano queste pagine si nascondono anche altre creature: i più “classici” spettri, i geni dei monti e dei boschi e figure demoniache dalle fattezze femminili. Folgoranti e laconiche, le novelle macabre dell’antica Cina sono attraversate da un soffio di umorismo gelido; ma il tratto che le rende così amabilmente incongrue è il tono con cui il narratore ce ne rende partecipi: protocollare e imperturbabile, lievemente sornione, alieno da qualsiasi compiacimento misterico, tollerante. L’antica cultura cinese non respinge l’“ombra” fuori di sé, la introietta, la metabolizza, la ingloba nella sua saggezza millenaria.
Scritti di:
T’ao Ch’ien (Tao Qian, alias Tao Yuanming) [365-427]
Liu Tsung-yüan (Liu Zongyuan) [773-819]
Yüan Hao-wen (Yuan Haowen) [1190-1257]
Feng Meng-lung (Feng Menglong) [1574-1646]
Ch’en Ting (Chen Ding) [vixit din. Qing, 1644-1911]
Ch’ien Yung (Qian Yong) [vixit din. Qing, 1644-1911]
P’u Sung-ling (Pu Songling) [1640-1715]
Yüan Mei (Yuan Mei) [1716-1797]
Chi Yün (Ji Yun) [1724-1805]
Yi Ting (Yi Ding) [1832-1880]
Miao Ch’üan-sun (Miao Quansun) [1844-1919]
Informazioni aggiuntive
Anno di pubblicazione | 2023 |
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Codice ISBN | 9788878019461 |
N° pagine | 156 |
Traduzione e cura di | Giorgio Casacchia e Patrizia Dadò |