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“Ogni archeologo scava affinché il passato non vada irreparabilmente
perduto, affinché qualcosa si salvi dalle rovine delle
età, affinché il passato possa animare dei suoi colori il presente,
e infondere speranza all’avvenire.”
Se in passato il nostro concetto di storia dell’antichità si è basato quasi esclusivamente sul mondo medio-orientale e greco-romano, molta strada è stata compiuta da allora sulla scia del grande archeologo danese Worsaae per datare gli oggetti ritrovati negli scavi del Nord, testimonianza del passato remoto dell’Europa. Dopo la scoperta delle pitture rupestri di Altamira e della Dordogna, un susseguirsi di scavi fortunati ha rivelato una serie di civiltà che si estendono dall’era glaciale fino al tempo dei Vichinghi, ognuna delle quali ci ha lasciato preziosi manufatti. Passiamo così in rassegna i cacciatori di mammuth di Predmost, i cavernicoli di Grimaldi, i cacciatori di renne di Stellmoor, che crearono i primi totem, gli abitanti dei villaggi lacustri della Svizzera, gli autori dei graffiti rupestri del monte Bego e della Val Camonica, i primi agricoltori che emigrarono dal Medio Oriente una trentina di secoli prima di Cristo, seguiti da fanatici sacerdoti che costruirono per tutta Europa monumentali sepolcri di pietra. Ma incontriamo anche i prosperi e pacifici villaggi dell’Età del bronzo, le orde germaniche e slave, e infine i navigatori vichinghi che seppellirono intere navi per onorare i loro re defunti.
Geoffrey Bibby (1917-2001), archeologo di origine inglese. Durante la Seconda guerra mondiale ha servito negli Intelligence Corps, operando per un certo tempo col movimento clandestino danese. Dopo la guerra si è stabilito in Danimarca, dove ha partecipato a numerose spedizioni archeologiche, che l’hanno portato anche in Norvegia, Svezia, Scozia, Inghilterra e nel Golfo Persico.
Informazioni aggiuntive
Anno di pubblicazione | 2023 |
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Codice ISBN | 9788878019850 |
N° pagine | 484 |

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