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L’apprendista acrobata fa riferimento a una parabola del Buddha, interpretata come una metafora della condizione umana: tutti noi siamo come apprendisti acrobati, intenti a giostrare sempre in bilico in una vita mutevole e imprevedibile, dipendendo gli uni dagli altri per mantenere un precario equilibrio fra i nostri e gli altrui bisogni. Il libro è suddiviso in pars destruens e pars construens. Nella prima viene mostrato come, a differenza di quanto sostenuto da René Girard, il Buddha rivelò la natura mimetica del desiderio. Tuttavia il buddhismo tradizionale non lo ha recepito e questo fraintendimento è anche alla base del fatto che, come rileva Slavoj Žižek, esso è divenuto l’ideologia che sostiene l’attuale sistema ipercapitalistico. Nella pars construens vengono delineate le linee generali dell’autentico insegnamento del Buddha, mostrando come esso esprima un genuino messaggio di liberazione, che integra nella pratica meditativa tratti tipici della cultura occidentale: spirito critico, egualitarismo, giustizia sociale, sensibilità verso gli ultimi.
L’apprendista acrobata fa riferimento a una parabola del Buddha, interpretata come una metafora della condizione umana: tutti noi siamo come apprendisti acrobati, intenti a giostrare sempre in bilico in una vita mutevole e imprevedibile, dipendendo gli uni dagli altri per mantenere un precario equilibrio fra i nostri e gli altrui bisogni. Il libro è suddiviso in pars destruens e pars construens. Nella prima viene mostrato come, a differenza di quanto sostenuto da René Girard, il Buddha rivelò la natura mimetica del desiderio. Tuttavia il buddhismo tradizionale non lo ha recepito e questo fraintendimento è anche alla base del fatto che, come rileva Slavoj Žižek, esso è divenuto l’ideologia che sostiene l’attuale sistema ipercapitalistico. Nella pars construens vengono delineate le linee generali dell’autentico insegnamento del Buddha, mostrando come esso esprima un genuino messaggio di liberazione, che integra nella pratica meditativa tratti tipici della cultura occidentale: spirito critico, egualitarismo, giustizia sociale, sensibilità verso gli ultimi. Ne consegue che la meditazione buddhista di consapevolezza non è il mezzo per acquisire la pace mentale né uno strumento di auto-perfezionamento, giacché è inseparabile da una medesima attenzione rivolta verso gli altri. Siamo tutti apprendisti acrobati: non ci si salva né ci si perde, mai, da soli.
Carlo Di Folca è laureato in filosofia. Ha militato nel movimento delle Comunità Cristiane di Base e ha collaborato alla redazione di “Com – Nuovi Tempi”. È stato vicedirettore della rivista “Paramita” e redattore delle riviste “Sati” e “Dharma”. È stato co-fondatore dell’Associazione per la Meditazione di Consapevolezza (A.Me.Co.), appartenente alla tradizione del buddhismo theravada. Ha tenuto seminari e conferenze e negli anni ’80 e ’90 ha rappresentato in diverse occasioni l’Unione Buddhista Italiana (U.B.I.). Ha pubblicato articoli e saggi sul dialogo interreligioso e sul buddhismo interpretato dal punto di vista antropologico, soprattutto in relazione alla cultura occidentale e al cristianesimo. Da alcuni anni insegna meditazione vipassana con Mario Thanavaro, che è stato per 18 anni monaco appartenente alla tradizione della foresta del buddhismo theravada di origine thailandese.
Informazioni aggiuntive
Codice ISBN | 9788878016804 |
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N° pagine | 392 |
Anno di pubblicazione | 2019 |

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