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“A poco a poco, senza che se ne accorgesse, si andò formando in lei la calma convinzione della propria utilità per quella nuova vita; prima non si era sentita mai necessaria ad alcuno, ora, invece, si rendeva chiaramente conto di essere necessaria a molti, e ciò le riusciva nuovo e gradito e le faceva tener alta la testa…”
Alla morte del marito ubriacone e violento, Pelageja Nilovna Vlasova si trasforma da moglie succube e remissiva a donna emancipata e combattente. Grazie al figlio Pavel, operaio socialista, e alle riunioni politiche che organizza in casa, Pelageja cambia radicalmente il suo modo di essere e di pensare, superando preconcetti e pregiudizi. Anche quando Pavel e i suoi amici vengono imprigionati, Pelageja non si arrende, tentando strenuamente di aiutarli e divenendo la “madre” di tutti i compagni del figlio. Ormai attivista clandestina dei lavoratori in lotta contro la prepotenza dei padroni, Pelageja non potrà più tornare indietro: il suo destino è segnato.
Maksim Gor’kij (Nižnij Novgorod 1868 – Mosca 1936), pseudonimo di Aleksej Maksimovič Peškov, è stato un narratore e autore teatrale russo. Dopo aver descritto nei suoi testi il mondo dei vagabondi, riflesso della sua tormentata giovinezza, si dedicò a temi sociali, spesso tradotti in pagine di propaganda rivoluzionaria o di celebrazione delle conquiste del comunismo.
Informazioni aggiuntive
Codice ISBN | 9788878018037 |
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N° pagine | 528 |
Anno di pubblicazione | 2021 |
A cura di | Cristina Carpinelli |
Presentazione di | Tiziano Tussi |
Postfazione di | Guido Oldrini |

Redenzione e pallone
FinzioniProfezie da leggere all’incontrario su un tempo che non è mai stato e non sarà mai. Un tempo in cui il calcio non era il gioco più bello del mondo né il più brutto. Anzi, non era affatto un gioco. Il calcio era tutto.

La gerarchia di Ackermann
FinzioniFra le stregate geometrie di Longo, che congiungono Trieste e Budapest, l’Europa e il Mondo, scorre un fiume impetuoso di ricordi che sgorgano dai sedimenti limacciosi del tempo: un enigmatico plico giunto dall’Ungheria fa tornare alla mente del matematico triestino Guido Marenzi una storia d’amore e di follia che ha vissuto a Budapest vent’anni prima e dalla quale è uscito spezzato.

Eravamo bellissimi
FinzioniQuesto romanzo breve, scritto in prima persona, è un flusso di coscienza che fa scorrere tra presente e passato scatti di vita, ricordi e rimpianti di un “uomo normale e normalizzato” dei nostri giorni. Da una parte si stagliano, al centro della storia, la figura del padre, ripensata sulla tomba, per strada e nella quotidianità di casa sul divano, e quella della moglie, solida compagna di vita. Dall’altra si erge la figura del protagonista, quale figlio, marito e padre a sua volta.

Pastorale del terrore
Finzioni“Pensavo al suono che avevo sentito diffondersi dalle profondità della cava, alle strane impronte nel fango, e adesso arrivava questa prova definitiva e assoluta su un mostro inimmaginabile, qualcosa di totalmente non terreno e spaventoso, che s’annidava nel cavo della montagna.”