20,00€ 19,00€
“I tempi sono grami, un morbo terrifi cante s’aggira per le contrade cittadine e per i viottoli delle campagne lombarde, e c’è altresì la peste manufatta, sparsa da uomini cattivi, che vieppiù rattrista i tempi. Ma tristi altrettanto sono i giudici i quali, proclamando di operare per la salvezza della Patria, ne calpestano le leggi, violano il diritto degli uomini e mandano a morte gente innocente solo perché umili plebei.”
“I tempi sono grami, un morbo terrifi cante s’aggira per le contrade cittadine e per i viottoli delle campagne lombarde, e c’è altresì la peste manufatta, sparsa da uomini cattivi, che vieppiù rattrista i tempi. Ma tristi altrettanto sono i giudici i quali, proclamando di operare per la salvezza della Patria, ne calpestano le leggi, violano il diritto degli uomini e mandano a morte gente innocente solo perché umili plebei.”
Squartamenti e sgozzamenti dei condannati, processi e giustizia sommaria. La peste del 1630 a Milano fu una terribile sciagura non solo – né soprattutto – per la contagiosità del morbo. La storia della colonna infame di Manzoni, su tutti, ben rappresenta la dura condanna nei confronti della superstizione e di un sistema giudiziario, quello spagnolo dell’epoca, inumano e iniquo. Un sistema che viene messo a nudo dal presente lavoro di Piero Clini. Basato su accurate ricerche in archivi pubblici, privati ed ecclesiastici, il libro di Clini narra il famoso processo dei presunti untori Guglielmo Piazza e Gian Giacomo Mora, restituendo voce alle vittime e dipingendo un affresco spietato di una Milano stremata dal flagellum dei e più ancora dalla sua stessa superstizione.
Piero Clini, oltre a Il processo agli untori della peste del 1630, è autore di Le speranze d’Italia nelle Cinque giornate di Milano (1970).
Informazioni aggiuntive
Codice ISBN | 9788878017801 |
---|---|
N° pagine | 352 |
Anno di pubblicazione | 2021 |

Archivisti al lavoro
HistoricaFra girandole di carte, dispute secolari e “guerre formali”, gli archivisti notai furono i custodi di un sapere professionale urbano, a partire da quando Alessandro Canobbio impresse il suo metodo sui complessi documentari veronesi. Un corpus di fonti sinora trascurate dalla storiografi a, come gli inventari d’archivio, i cartulari d’età moderna, le “cronache con documenti”, i laconici elenchi di priori e di badesse, ha disvelato un mondo vivace di scrivani al lavoro. Al centro di questa storia vi sono le forme e i significati dei documenti, la loro autenticità e gli uomini che li hanno prodotti e conservati nei secoli centrali dell’Antico Regime.

Nei panni del buffone
HistoricaNani, gobbi, dementi, zoppi, gozzuti: la crudeltà dei potenti nella scelta delle figure di cui circondarsi per divertirsi e per mettere in risalto, per contrasto, la propria potenza, saggezza e bellezza non ha avuto storicamente limiti. Giullari e buffoni tuttavia non erano caratterizzati solo dalle proprie minorità fisiche, ma anche – e soprattutto – dagli abiti che il sovrano faceva loro indossare per sottolinearne l’irriverenza, la follia e l’imperfezione.

La leggenda nera
HistoricaOpera tradotta in tutta Europa, ha influenzato il pensiero illuminista del filosofo francese Montaigne ed è stata la base, nei secoli moderni, per la ricostruzione di una coscienza storica sudamericana. Le cronache e le descrizioni contenute in essa raccontano le atrocità commesse dai conquistadores e ne hanno fatto, nel corso del tempo, uno strumento di propaganda per i nemici del colonialismo spagnolo e un elemento cardine della “leggenda nera”.

Afghanistàn
HistoricaUn profilo storico dell’Afghanistàn, accessibile a chiunque voglia incontrare quella terra lungo i millenni della sua storia, dimenticata sino ad oggi, sino agli esiti catastrofici della recente crisi bellica. Chiunque voglia incontrare i suoi condottieri, i suoi poeti, i suoi imperatori, la sua arte, l’archeologia, la religione, la filosofia.