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Si ripercorrono certi tratti della letteratura medica che, lungo tutto l’Ottocento e per gran parte del Novecento, quando entrava nella spiegazione della sessualità si impaludava in ambiguità e ristagnava in vecchie posizioni scientifiche, agendo con effetti visibili sul senso comune. Considerando la forza convincente del pensiero scientifico e senza ignorare che ancora oggi gli si consente di istruirci su certe “verità”, si spiega il determinarsi di concetti clinici che davano etichette di patologia a gran parte dei comportamenti sessuali non convenzionali, incasellati in definizioni diverse, non sempre scevri da implicazioni di carattere morale. Si delinea bene il ruolo della medicina nell’indirizzare il pensiero comune sulla sessualità normale e anormale.
Si ripercorrono certi tratti della letteratura medica che, lungo tutto l’Ottocento e per gran parte del Novecento, quando entrava nella spiegazione della sessualità si impaludava in ambiguità e ristagnava in vecchie posizioni scientifiche, agendo con effetti visibili sul senso comune. Considerando la forza convincente del pensiero scientifico e senza ignorare che ancora oggi gli si consente di istruirci su certe “verità”, si spiega il determinarsi di concetti clinici che davano etichette di patologia a gran parte dei comportamenti sessuali non convenzionali, incasellati in definizioni diverse, non sempre scevri da implicazioni di carattere morale. Si delinea bene il ruolo della medicina nell’indirizzare il pensiero comune sulla sessualità normale e anormale. Si vede come nel dottrinario dei medici si era trovata consonanza con i pregiudizi del periodo storico in cui si viveva e si capisce che la medicina si faceva eco dei valori etici condivisi dalla società nella quale era chiamata a consulenza, agendo a conferma degli stessi e validando in una conoscenza scientifica certe convinzioni morali. Le definizioni cliniche di sessualità anormale avevano istruito i concetti di rispettabilità e la medicina non aveva rifiutato il compito di controllo, definendo in chiave di patologia o di “nervosismo” le forme socialmente inaccettate. Vediamo cioè che si era elaborato un modello medico di “uso dei piaceri”, alleato con il pensiero etico nel formulare una pedagogia dell’austerità sessuale. Dando valore scientifico a certe presunzioni, la medicina viveva una sorta di pace interna nel tranquillo conformismo della società.
Giuseppe Armocida è stato professore ordinario di Storia della Medicina nella Università dell’Insubria (Varese) ed ha insegnato anche all’Università Statale di Milano, dopo aver percorso i gradi accademici precedenti nelle Università di Ancona, di Bari e di Pavia. È presidente onorario della Società Italiana di Storia della Medicina. Tra i suoi volumi recenti: Donne naturalmente. Discussioni scientifi che ottocentesche intorno alle “naturali” disuguaglianze tra maschi e femmine (2011); Dove mi ammalavo. La geografi a medica nel pensiero scientifi co del XIX secolo (2013); Storia, cronaca e personaggi della psichiatria varesina (2015). Ilaria Gorini è ricercatore confermato di Storia della Medicina nell’Università degli Studi dell’Insubria (Varese) e professore aggregato nei corsi di laurea della Scuola di Medicina. È membro della Società Italiana di Storia della Medicina. Le linee di ricerca si sviluppano soprattutto sui temi dell’igiene e della sanità pubblica. Tra i suoi lavori: Le acque e le fonti salutari della Regio Insubrica nella Storia della Medicina (Varese 2008).
Ilaria Gorini è ricercatore confermato di Storia della Medicina nell’Università degli Studi dell’Insubria (Varese) e professore aggregato nei corsi di laurea della Scuola di Medicina. È membro della Società Italiana di Storia della Medicina. Le linee di ricerca si sviluppano soprattutto sui temi dell’igiene e della sanità pubblica. Tra i suoi lavori: Le acque e le fonti salutari della Regio Insubrica nella Storia della Medicina (Varese 2008).
Informazioni aggiuntive
Codice ISBN | 9788878016309 |
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N° Pagine | 146 |
Anno di pubblicazione | 2018 |

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